RimorchioTwin lift

                                                                                                                  Maccagno 10 Febbraio 2008  

 

Prove di sollevamento in anteprima

 

Franco Paganini il carpentiere,

Paolo Corbellini il giovane di bottega,  

Luigi Ferrario il suggeritore e

Pino Comerio coi suoi scatti fotografici

 

 

 

 

 

Lo scopo è di trasportare, caricare e scaricare due dinghy da soli e senza sforzi eccessivi.

 

Il concetto è di usare un ascensore molto semplice e una struttura pure semplice ma anche affidabile e non troppo pesante.

 

Di seguito mostro la sequenza delle operazioni:

 

1.      Per sicurezza il rimorchio è sempre agganciato alla macchina.

 

 

2.      Si presenta il primo dinghy sul rullo posteriore e si tira alla sua posizione col normale verricello di dotazione al carrello. Il carrello in questione è basculante e facilita l’operazione.

 

 

I rulli, quattro laterali e quattro longitudinali, guidano da soli la barca.

 

3.       La barca si arresta contro il fermo fissato al rimorchio in posizione tale da avere sul gancio il giusto peso (circa 20 kg).

 

4.      La barca è legata alle due traverse in posizione di trasporto.

 

 

 

 

 

5.      Si attivano i due paranchi di sollevamento (se si è soli, si sollevano alternativamente l’uno e l’altro)

 

 

 

 

 

 

 

e si porta la barca fino alla massima altezza per creare lo spazio per la seconda barca.

 

 

 

 

 

 

Si carica la seconda barca come si è fatto per la prima.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

6.      Si abbassa la barca superiore per avere il baricentro il più basso possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

7.      Per scaricare le barche si fa il contrario.

 

 

 

L’operazione può essere veramente fatta da una sola persona, anche se nelle foto appaiono validi collaboratori.


Descrizione del sistema:

 

Al carrello sono state applicate quattro colonne di ferro composte di tubo quadro commerciale da 40 mm di lato e sp.3 mm. Le due colonne anteriori e posteriori sono collegate da due traverse dello stesso tubo saldate a tubi quadri da 50 mm di lato che scorrono sulle colonne. Le traverse sono complete delle sagome su cui appoggerà la barca superiore (gli appoggi devono ancora essere rivestiti di moquette). Le quattro colonne sono collegate a due a due longitudinalmente (tubi quadri 20 mm) nella parte superiore, inoltre sono state previsti due puntoni-tiranti (tubo quadro 30mm sp3mm) che collegano le colonne alla prua del rimorchio.

La struttura così fatta, una volta sollevato il primo dinghy, diventa un parallelogramma molto robusto e che scarica i suoi tiri o spinte sui due puntoni e quindi direttamente sul gancio.

Inoltre la possibilità di abbassare il dinghy superiore permette di avere un rimorchio compatto.

Il sistema di sollevamento è molto semplice e costituito da due paranchi che vengono tolti dopo l’uso.

I paranchi azionano simultaneamente i cavi metallici (3 mm) che attraverso le carrucole (ruote per cancelli dia 50 mm con cuscinetti e gola che si trovano in ferramenta) arrivano alle traverse, alle quali sono collegate da bulloni con testa ad anello che permettono di regolare la tensione dei cavi e tirare senza impuntamenti le traverse.

 

Non sono ancora stati approntati i fermi di sicurezza che permetteranno, una volta sollevato il dinghy di mantenerlo nella posizione voluta senza pericolo di cedimenti durante il trasporto.

 

Adesso i paranchi sono sotto le colonne, ma ora saranno spostati per maggior comodità in posizione verticale. I paranchi sono 6:1 ed è sufficiente un tiro di circa 10-15 kg.

Ovviamente il tutto è stato studiato per quel tipo di rimorchio, ma il concetto può essere applicato dappertutto.

 

Per terminare, il prezzo del materiale, ferro – pulegge – cavi - bulloni, è di circa € 150,00; per i paranchi ho usato bozzelli e cime di recupero, le saldature e l’opera di carpenteria sono lavori di hobbistica.

Beh forse il tutto merita anche una mano di antiruggine e di vernice.

Il seguito alla prova su strada.

Gianfranco Paganini